Storia della canapa per i tessuti
La canapa: ascesa e declino da Enrico VIII ad oggi
Nel XVI secolo, Enrico VIII incoraggiò gli agricoltori a piantare ampiamente la canapa per fornire materiali per la flotta navale britannica. Era infatti necessaria una fornitura regolare di canapa per la costruzione di navi da guerra e dei loro componenti. Gli alberi delle vele, i ciondoli, i gagliardetti, le vele, e la stoppa sono sempre state fatte da olio e da fibra di canapa. La carta di canapa veniva utilizzata per le mappe ed anche per le Bibbie per i marinai di bordo.
Grazie alla qualità delle sue canape l’Italia divenne il secondo produttore mondiale ed assurse a primo fornitore della marina britannica.
Nel XVII secolo in America, gli agricoltori della Virginia, del Massachusetts e del Connecticut erano obbligati per legge a coltivare canapa.
All’inizio del secolo XVIII, una persona poteva essere condannata se nei suoi campi non era coltivata la canapa!
Per oltre 200 anni in America coloniale, la canapa era considerata anche come valuta; poteva quindi essere utilizzata per pagarci le tasse. Un censimento del 1850 degli Stati Uniti documenta circa 8,400 piantagioni di canapa di almeno 1000 ettari ciascuna.
Per anni, coltivatori di canapa raccoglievano a mano. Dopo anni di studi vennero realizzate alcune macchine in grado di prendersi cura di tutti i processi, togliere i semi, rompere i gambi macerati e pulire la fibra. Queste macchine era in grado di risolvere drasticamente i costi e la fatica della manodopera. Dal 1920 la coltura della canapa era interamente gestita da queste macchine.
Henry Ford della Ford Motor Company, vedendo il potenziale dei combustibili composti da biomassa, lavorò per primo alla produzione di combustibile di canapa. Nell’impianto di Iron Mountain in Michigan gli ingegneri Ford estraevano dalla canapa metanolo, carbone combustibile, acetato di etile e creosoto; ingredienti fondamentali anche oggi per l’industria moderna.
Nei primi decenni del 1900 la canapa subì una incredibile campagna denigratoria. Le sue caratteristiche naturali, come la resistenza, la proprietà di adattamento, la velocità di crescita e la facilità di averne in abbondanza ed in maniera diffusa, apparivano come una minaccia agli occhi delle industrie concorrenti.
La pianta di canapa fu associata alla droga, diventando marijuana; nel 1936 uscì il film di propaganda “Reefer Madness”, che mostrava situazioni terribili e scandalose, quali sesso e promiscuità sessuale, efferati omicidi e suicidi, che venivano direttamente collegati all’atto di fumare la marijuana, e quindi alla canapa.
Nel 1937 il Congresso americano approvò il “Marijuana Tax Act” e per la canapa iniziò un veloce declino; attraverso un’impopolare tassa di concessione di licenze e regolamentazioni, venne di fatto resa impossibile la coltivazione della canapa. Anslinger fu il capo promotore della prima legge fiscale, che divenne legislazione anti-marijuana e che in pochi anni venne addirittura estesa in gran parte del mondo.
Durante la seconda guerra mondiale la Canapa visse un momento particolare. Dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbor venne infatti interrotta l’importazione di canapa di Manila dalle Filippine. Di nuovo, attraverso un’operazione mediatica, con il film “Hemp for Victory (Canapa per la vittoria), vennero motivati gli agricoltori americani a coltivare la canapa per lo sforzo bellico.
Il governo americano formò addirittura un’apposita società privata, chiamata “War Canapa Industries” per sovvenzionare la coltivazione di canapa. In totale venne coltivato 1 milione ettari di canapa in tutto il Midwest. Tuttavia, appena finita la guerra, tutti gli impianti di lavorazione della canapa vennero chiusi e in pochissimo tempo l’industria sparì nuovamente.
La definitiva condanna della Canapa si ebbe nel 1970 quando con il decreto “Controlled Substances Act” tutta la canapa fu riconosciuta come droga. La lunga storia della canapa, economica, sociale e culturale, si perse così all’interno del nome marijuana.
I molti prodotti che vi si ottenevano a circuito locale vennero soppiantati delle industrie petrolchimiche di scala mondiale.